

Noi predichiamo Cristo Crocifisso!
Chiesa Cristiana Evangelica A.D.I.
La testimonianza di Giovanni Battista Treccani, nipote di papa Paolo VI
Una vita trasformata
Giovanni Battista Treccani è nato in Italia in una famiglia tradizionalmente religiosa. La madre,
sorella di Papa Paolo VI, era una devota cattolica, ed aveva molto a cuore la formazione religiosa dei suoi figli. Fin dalla tenera infanzia, Giovanni Battista Treccani avvertì il desiderio di vivere vicino a Dio. Quella che segue è la testimonianza della sua conversione a Gesù Cristo, trascritta da una registrazione.
Ringrazio il Signore di questa buona opportunità in questa mattina. Certamente il Signore ha qualche cosa di speciale per ciascuno di noi. Io ne sono certo. Da questa mattina presto, sentivo la presenza del Signore, e pregavo che potessi giungere qui in tempo. Il treno andava sempre più adagio, però, sono arrivato qualche minuto prima. Grazie al Signore per questo. Ebbene sono gli ultimi giorni che mi trovo in Svizzera, però già il dieci ritorno alla Patagonia. Quanti sanno dov'è la Patagonia? La Patagonia è l'ultimo della terra, dove finisce il mondo. La chiesa cattolica mi mandò come missionario in quel posto, per convertire gli Indios al cattolicesimo. Invece però un Indios mi ha convertito alla via del Signore!
Io molte volte chiedo al Signore perché non L'ho conosciuto in Italia, quando studiavo a Roma.
Perché non L'ho conosciuto nel Vaticano. Perché non L'ho conosciuto nel monastero. Il Signore
mi portò così lontano, per rompere le catene che legavano la mia vita, per farmi conoscere la verità, e concedermi la pace nel profondo del cuore. Alleluia.
Prima di dare la mia testimonianza vorrei riflettere un poco su Nicodemo, nel capitolo 3 del
Vangelo di San Giovanni. Tutti conosciamo questo: chi era Nicodemo e chi è Gesù. Tutti
sapete chi è Gesù, no? Chi è Gesù per voi, personalmente! Molti dicono: si, io lo conosco come
una persona della storia... molti come un leader religioso... altri per un martire... ma chi è per
noi? La risposta dovete darla voi questa mattina. Se è solamente quella persona che ricorriamo a Lui quando ne abbiamo bisogno? Oh, Lui è tutto per noi. Prima dell'aspirina, prima del medico, prima dei nostri amici... Lui deve essere al primo posto. Quando Lui è al primo posto, allora abbiamo la certezza che quando noi eleviamo la nostra preghiera a Lui, certamente ci ascolterà. Per questo molte volte non riceviamo la risposta dal cielo, perché noi non siamo disponibili a Lui. Abbiamo il 99% tutto a nostra disposizione, però per il Signore solo l' 1%. Che il Signore ci aiuti in questo.
Io sono giunto al Signore nelle stesse circostanze di Nicodemo. Mi trovavo nella stessa posizione. Ero un buon religioso, però senza pace nel mio cuore. Avevo bisogno di un incontro con il Signore. E certamente l'ho cercato con tutte le mie forze, così come lo cercava Nicodemo. Egli voleva avere una risposta in Dio, e la risposta in Dio l'abbiamo solamente quando abbiamo una relazione diretta con Lui. E questo è importante nella nostra vita. Non per quello che ci dicono gli altri, ma per una esperienza personale. Nicodemo voleva questa esperienza, un po' a comodo suo, giacchè legato dalla sua religione e non riusciva a capire che doveva nascere di nuovo. Molti non capiscono questo termine; anche nelle nostre chiese, succede molte volte questo. Siamo buoni religiosi, però senza avere realizzato un cambiamento, la nuova nascita, e senza una trasformazione. Nicodemo prese un argomento umano, e di argomenti ce ne sono molti. Se voi parlate coi Testimoni di Geova, Ebrei, Musulmani hanno molti argomenti. che però finiscono sempre lì. Mentre il Signore va ancora oltre, perchè voleva portare Nicodemo ad un cambiamento, ad una trasformazione, ma lui non riusciva a comprendere cosa Dio volesse dire.
Infatti umanamente noi non possiamo capire, come il potere di Dio interviene nella nostra vita, ma quando succede, allora sì che incominciano a cambiare le cose.
Quando Gesù ebbe l'incontro con la Samaritana, che viveva una vita disordinata, e che pretendeva adorare Dio solo attraverso la religione, Gesù cambiò le cose, infatti Egli vuole cambiare anche la posizione della nostra vita.
Io sono nato nel nord Italia. Non vi dico l'età... (risate generali)... no, cinquantaquattro... ero il più piccolo di sette figli. Gli altri due furono allevati perché erano orfani. Quando sono nato mia mamma era già abbastanza anziana e i dottori dissero che era impossibile che potessi nascere. Però mia mamma era una sincera cattolica, anzi più che cattolica, era cristiana... ed elevò al Signore questa preghiera: << Signore, se questo figlio giunge al mondo, io vorrei che lui ti possa servire>>; ma questo non era il pensiero di mio padre, perché nella famiglia c'erano molti religiosi, e perciò lui era stanco di vedere tutte quelle sottane che entravano e uscivano dalla casa... (risate). Mai si aspettava che un suo figlio diventasse sacerdote.
Però, ai sette mesi io sono giunto a questo mondo. Ero un bambolino così, e avevano paura che morissi lo stesso giorno. Allora mi avvolsero in tanti stracci e mi portarono alla chiesa del mio paese. Aveva nevicato abbastanza, e andammo con un carro trainato con un cavallo. Mi misero il nome di Giovanni Battista. Mi portarono a casa, e mia zia mi teneva bene avvolto per il freddo, e pesavo così poco che non se ne accorgeva se c'era qualche cosa negli stracci. Però mia zia era una persona molto distratta, e quando scese dal carro, io sono caduto nella neve...(risate). Mia zia non se n'è accorta, ma quando è arrivata a casa, ha messo il tutto sulla tavola, e mia mamma vedeva che non mi muovevo, non piangevo, e sono andati a vedere e non mi trovavano! Dovettero correre subito fuori, e mi trovarono che dormivo placidamente nella neve. Volete sapere una cosa? E' che il Signore mi stava preparando per portarmi alla Patagonia, il cosiddetto polo sud! E' dove abbiamo anche 34 gradi sotto zero.
Sono cresciuto in un ambiente sereno, però da piccolo incominciai a ascoltare la voce di Dio che mi chiamava. Desideravo con tutto il mio cuore servirLo. Tutto quello che avevo a mia disposizione era la religione. Però avevo fame delle cose di Dio. Incominciai a crescere in quell'ambiente. All'età di dieci anni, partii dalla casa per rinchiudermi in un seminario. Mio padre non voleva, però sono scappato dalla casa. E mi ricordo che avevo bisogno di parecchie cose, e mia sorella mi ha aiutato in mill emodi per entrare in seminario. All'età di 15 anni ho ricevuto gli abiti religiosi. Mi sentivo molto felice, perché non conoscevo il mondo, non conoscevo il peccato ancora, e non conoscevo profondamente quello che era la mia religione! Vivevo una vita artificiale.
Dal nord Italia mi mandarono a studiare a Roma. Io desideravo giungere a quella città. Avevano detto che era la città eterna, la città santa. Benché dopo qualche anno ho dovuto scappare da Roma, riscoprendola come la città pagana, la città idolatra, la città della menzogna. Però quando sono giunto là incominciai a crescere negli studi, però ho iniziato a sentire che c'era qualcosa che mi faceva essere triste: "sentivo un vuoto dentro di me". Allora incominciai a pregare di più, incominciai a rinnovare le mie devozioni, incominciai a approfondire la religione. Però, più facevo tutte quelle pratiche religiose, più mi sentivo vuoto. Mi accorsi che non avevo la pace e che il carico dei miei peccati era ancora su di me, benché mi confessavo tutti i giorni.
Allora giunsi a una tremenda realtà. Non sapevo cosa fare, non volevo parlarne nemmeno con i miei superiori. Però un giorno mi decisi ad andare a loro, e feci loro qualche domanda. Allora mi dissero: "Devi recitare cinquanta Ave Maria, devi recitare cento Padre Nostro". Però finivo, e mi trovavo sempre peggio. E: "Devi leggere la vita di quel santo". Molte volte non andavo in vacanza per leggere le biografie dei santi, per vedere se loro avevano trovato la risposta nella loro vita. Però la triste realtà al finale di quella biografia, mi trovavo nelle stesse condizioni di quel santo. E quelli avevano la stessa condizione mia! Mai trovarono la risposta ai loro problemi. E questo mi rendeva ancora più triste. Non sapevo cosa fare. Giunsi al Vaticano. Era la prima volta che vedevo il papa. In quel tempo era papa Pio XII. Io ho detto: <<certamente quando il papa passa davanti a me, la sua benedizione giungerà al mio cuore, e mi aiuterà a uscire da questa situazione>>. Vi sto parlando del 1950. Era l'anno santo. Ogni 25 anni c'è un anno santo, ma adesso per me son tutti gli anni santi, tutti i giorni! Alleluia! Perché la presenza del Signore è con noi. E questo è importante. Quando un pastore chiese a uno degli ultimi papi: "Quante volte nella sua vita ha sentito la presenza del Signore?", e il papa ha risposto: "Due volte, quando sono stato consacrato sacerdote, e quando mi hanno fatto papa". Che miserabile. Se io non sento la presenza del Signore nel giorno, mi sento morire! Ed è così per la vita di un cristiano, se non c'è la presenza di Dio non siamo niente! Siamo morti! Non c'è vita! Perché Lui è la vita!
E quando ero lì in quella grande chiesa di San Pietro che misura quasi un chilometro, 988 metri, e sono circa 500... [di larghezza] e 117 di altezza, essa era piena di gente, e Pio XII non veniva
camminando, ma era portato da 12 principi, e lui era seduto nel suo trono, e sulla sua testa c'era
la tiara, che sono tre corone. La classica, la tiara classica, voi sapete quanto pesa? Pesava 15 chili! Argento, oro e pietre preziose. Certo, lui muoveva la testa dentro perché era agganciata nella sedia! Se no sarebbe rimasto schiacciato. Però grazie al Signore che le tiare dei papi restano nel museo vaticano, ma noi abbiamo la corona incorruttibile di gloria, che né il fuoco, né i ladri, la possono rubare. Alleluia.
E quando vidi il papa che veniva in questa posizione, e io credevo fermamente che lui era il vicario di Cristo. Voi sapete chi è il vicario di Cristo? (rispondono: "lo Spirito Santo"). Lo Spirito Santo. "Non vi lascio orfani, vado al Padre e pregherò"... e vi darà lo Spirito Santo, il vicario, colui che ci conduce a Dio, attraverso la santificazione. E io desideravo che il papa mi desse la benedizione. E quando lui veniva avanti, davanti a lui c'era un chierico che portava la croce. E guardavo la croce, Guardavo quel Cristo crocifisso con la corona di spine sulla sua testa. E allora fu la prima volta che considerai il Cristo coronato di spine. Allo stesso tempo, credendo che il papa era il vicario di Cristo, io ho detto: perché deve lui portare una corona così, se Cristo ha portato una corona di spine per amore nostro? Qual è il significato?
E allora avevo la mia mano bene in alto, e aspettavo quella benedizione. Però quando il papa è
venuto vicino, la mia mano non era più in alto. Già l'avevo abbassata, perché avevo visto quel contrasto. Cristo coronato di spine, e un uomo caricato di oro e argento. E venne dentro di me una tristezza grande. Incominciai a piangere. Corsi al seminario, e il mio superiore mi chiese: "Hai avuto quell'esperienza che tu cercavi?" Io ho detto: "Non ho avuto niente". Chiesi: "Perché? Perché tutte queste cose?" Allora dice: "Eh, è necessario. Dobbiamo gradire attraverso queste cose." E' per questo che dopo molte volte la celebrazione della messa, io restavo seduto lì nel banco, e molte volte piangevo senza sapere perché. E dicevo: "Signore, se ti sto servendo qui, perché non ti sento? Perché non ho nessuna esperienza dentro di me?". E non avevo nessuna spiegazione. Andai a confessarmi, e dissi al mio confessore: "Io vorrei che in questo momento io possa sentire il perdono dei miei peccati. Possa sentire la pace che lei mi sta offrendo". Perché dopo la confessione lui mi diceva sempre "và in pace e non peccare più". Però non arrivavo alla porta della chiesa che già non avevo più la pace, e sentivo ancora il peso dei miei peccati. Però andai da lui quel giorno, e gli dissi: "Datemi questa pace che voi mi offrite. Datemi il perdono dei miei peccati". E allora tristemente lui guardò la terra, abbassò i suoi occhi, e mi disse così: "Non posso dare quello che io non ho". Io credevo che ero l'unica persona che viveva in quella condizione. Però vedevo che anche il mio superiore stava nelle stesse condizioni. E mi disse, "vai dal vescovo, forse lui ti può aiutare". E chiesi al vescovo se lui aveva la pace. Lui disse "si, ho pace dentro di me". Ma forse aveva pace nella sua tasca. Ho insistito, e allora tristemente anche lui non mi ha potuto guardare in viso; anche lui era nella stessa condizione. Quando uno di questi papi stava per morire, un pastore evangelico gli chiese se lui aveva la certezza della sua salvezza. Allora il papa rispose così: "Non ho nessuna certezza della mia salvezza, però sono certo che vado al purgatorio. Però ho seicento milioni di cattolici che pregheranno per me, e io non passerò molto tempo dentro lì". Però gloria al
Signore, noi abbiamo la certezza della nostra salvezza! Quando Lui ci chiamerà, andremo alla casa del Padre! La riteniamo la nostra casa, dove Lui ci aspetta. E questo è molto importante, quello che Nicodemo non capiva, e quello che i religiosi non possono capire.
Allora, mi sentivo disperato, avevo finito i miei studi di filosofia. Invece di avvicinarmi a Dio mi avevano allontanato ancora di più! Incominciai gli studi di teologia... peggio ancora! Avevamo
non so quante ore di teologia dogmatica di studio ogni settimana, però una sola ora alla settimana di studi della Bibbia. Allora presi una decisione: se qui a Roma non trovo quello che la mia anima cerca, pensai a quello che mi consigliarono pure gli altri, "devi chiuderti in un monastero; là, attraverso le penitenze potrai trovare la pace". Allora ritornai al nord Italia, in un paese che si chiama Lovere, in provincia di Bergamo, su una montagna dove c' era un monastero. Entrai in quel monastero. Quando bussai a quella porta, venne un monaco a ricevermi. Aveva una barba lunga e aveva un cappuccio in testa. Nemmeno mi ha guardato in faccia, e mi disse bruscamente: "Cosa cerchi?". Io ho detto: "Vengo a cercare la pace, la serenità". Certamente c'era la pace in quel posto. La pace esteriore, che nemmeno i passeri andavano lì, perché era così triste quel posto! (ride) Però, mi dissero, "se tu resisti", perché io ero magrolino, "puoi rimanere". Allora suonò la campana, vennero tutti i frati del monastero, mi portarono in chiesa, e mi fecero sdraiare in terra davanti all'altare e mi coprirono con uno straccio nero, e accesero quattro candele. Era il simbolo che dovevo morire al mondo. Allora cominciarono a cantare il Salmo 51. Io tremavo dalla paura sotto quello straccio! (ride) Era simbolo che dovevo morire.
Quando mi alzai di lì, mi cambiarono gli abiti, mi cambiarono il nome anche. Mi misero il nome
di Clementino. Non so dove l'hanno pescato! (ridono) Però non hanno potuto cambiare la condizione del mio cuore. Rimanevo nella stessa posizione.
E mi diedero due cose nelle mie mani: la disciplina e il cilicio. La disciplina è una catenella che finisce in sette catenelle, e tre volte al giorno la usavamo, e la pelle diventava sempre più
sensibile, perché lo stesso abito che usavamo, sfregava sul corpo, ed era un continuo dolore, tant' è vero che anche la pelle era molto sensibile. E quando c'era una tormenta dentro di me, io usavo la disciplina; mi chiudevo nella mia cella, e molte volte fino a essere bagnato di sangue, cercando
la risposta nel mio cuore.
Il cilicio era una cintura con delle punte, era di ferro. Non era fatta a misura, apparteneva agli altri monaci che erano morti, e si usava sempre alle 12 della notte, quando dovevamo alzarci e cantare il salterio in fila. E nel momento che uno pregava doveva inclinarsi così profondamente che quelle punte penetravano nella carne. Parecchi dei miei compagni sono morti di tetano, per infezione, per causa di quelle punte.
Un'altra cosa che mi dava fastidio era il cranio di un monaco morto, perchè ci portavano all'ossario
comune, dove i monaci quando morivano erano sepolti nella sabbia, senza mura. Allora poco tempo dopo restava lo scheletro pulito, ed erano portati in un solo posto. Quando i monaci entravano nel monastero, dovevano scegliere un cranio, e uno doveva portarlo sul tavolino dove studiava. E io avevo una paura tremenda! (ride) Principalmente di notte... dovevo coprirlo con uno straccio perché mi spaventava! E peggio ancora, non avevamo la luce elettrica dentro nella cella, e la paura era ancora più grande.
Quando mi trovavo nel monastero morì anche mio padre. Solamente ci avvisavano così: "pregate perché il papà di uno di voi è morto". Uno si chiedeva: sarà mio padre, sarà mio padre? E questo era tremendo. Però l'ho saputo dopo, che fu mio padre che era morto. Ero a pochi chilometri dal mio paese. Lui mi chiamò fino all'ultimo momento. Però non mi hanno permesso di giungere là. Nell'anno '59 vennero i miei zii che vivevano in Argentina, dove a quel tempo c' era l' arcivescovo di Milano, Paolo VI, e gli chiesero dove mi trovavo, perché avevano bisogno di un missionario là. Loro dissero "abbiamo bisogno, dovete mandarlo con noi". Però la risposta fu: "non può uscire dal monastero, è impossibile!" Io avevo preso i voti solenni. Ero considerato come un morto. Ero così nel registro civile del mio paese, ero già cancellato. Quando ho dovuto fare il passaporto, mi hanno detto "ma se lei è morto?!". Ho dovuto portare mio fratello e mia sorella per dare testimonianza che ero della famiglia. Però grazie al Signore che le mie ossa non sono rimaste nel monastero. Il Signore mi ha preso fuori in tempo. Allora chiesero il permesso al Vaticano, e mi tolsero dal monastero. Io dissi, dove vado adesso, se per me era l'unica speranza il monastero? Però, il Signore aveva preparato qualche cosa di meglio.
Mi preparai per andare in Argentina. E lo stesso giorno che partii per l'Argentina, non avevo i soldi sufficienti per pagare il mio biglietto della nave. Però avevo fiducia che il Signore mi aiutava. Mia mamma mi disse, "io sono contento che tu vada, se è per il bene della tua anima". Mi dispiaceva lasciarla sola. Però quella stessa mattina venne una donna e mi portò un libro, e dentro c'era una busta e c'erano i soldi che avevo bisogno per pagare il mio biglietto.
Mi mancava 30.000 lire, e lì c'erano 30.000 lire. Nessuno lo sapeva. Uno solo, Colui che mi stava chiamando. Allora partii contento per l'Argentina. E per due anni ho lavorato come missionario cattolico in Argentina.
Però vedevo che non potevo fare niente per i poveri Indios. Materialmente potevo aiutarli, ma
spiritualmente non potevo fare niente. Io non potevo dare a loro quello che non avevo. E l'unico che davo loro era una stampa, una medaglia, un poco d'acqua benedetta, e se volevano un poco di più, dovevano pagare.
Però un giorno, ritornavo a una piccola chiesetta che c'è su una montagna. Io andavo tutti i giorni là. Sapevo che non trovavo niente, però dovevo dare il buon esempio. Però a metà strada, giusto dove noi oggi abbiamo la nostra missione centrale, mi trovai con un Indios, e allora mi venne incontro e mi salutò. Lui era molto sorridente, mentre io avevo una faccia triste e severa. Ero sempre arrabbiato, avevo un carattere tremendo. Il Signore deve cambiare anche il nostro carattere. E questo è parte nella nuova nascita! Alleluia.
E quando venne a salutarmi, io non lo conoscevo, però mi disse: "Che cerca in quel posto?". Mi
vergognavo a rispondere; sapevo che non trovavo niente. Però lui mi disse così il testo della
Bibbia: "Perché cercate fra i morti Colui che vive?". E però voleva dirmi questo: che cerchi in
quel posto, perché cerchi fra le cose morte Colui che vive?
Allora mi disse così: "Io so che tu cerchi la pace. C'è un solo posto dove trovarla." Io dissi: "Che ne sai tu, povero Indios ignorante?". Io avevo tanti libri in testa, però avevo un cuore vuoto. Però lui mi disse così: "C'è un solo posto". Ma se il Cristo io ce l'ho qui, sul petto...avevo una croce. Ce l'ho grande, una statua in chiesa... ho l'eucarestia... ce l'ho il Cristo! Però lui mi disse così: "Io voglio dirti di un Cristo vivo, un Cristo che ti può aiutare, un Cristo che può cambiare la tua posizione". Io non capivo quello che lui mi diceva. E lui disse, "Questa sera vieni da noi, e pregheremo per te". Io dissi: "Pregare per me?" Ma se non mi sentivo peccatore! Perché io confessavo i peccati degli altri.
Però giunse la sera, il 24 giugno del. E' inverno nella Patagonia, stava nevicando. Alzai
la mia sottana, era scuro di notte, e cominciai a correre, e come Nicodemo giunsi di notte, di nascosto, perchè avevo paura che gli altri mi vedessero. Entrai in quella piccola chiesa, dove non c'era luce elettrica, non c'era nemmeno il pavimento, era terra, però c'era un piccolo gruppo di cristiani che pregavano. Io incominciai a ascoltare quelle preghiere. Tutto era nuovo per me. Io dicevo, "Che belle preghiere. Dove saranno scritte?" (ride). Volevo cercarle nel mio libro. Ero abituato a ripetere quello che gli altri hanno scritto. Quando hanno finito di pregare, il Signore mi diede la prima lezione. Tornai alla chiesa cattolica, e per molti mesi celebravo messa nella chiesa
cattolica, però andavo anche al culto evangelico. A prima vista sembrava che dovevo cambiare
religione. Però la cosa non era così. Dovevo arrendere il mio cuore al Signore. Mi sentivo felice
quando ero lì al culto; però avevo i miei obblighi nella chiesa romana. Però il 31 ottobre dell'anno '61, come questa domenica è il compleanno della mia nascita (applaudono)... io mi trovai davanti alla chiesa cattolica, erano le cinque del pomeriggio. Allo stesso tempo i fratelli [evangelici] lodavano il Signore nella chiesa. Però io dovevo celebrare una processione nella chiesa cattolica. Ero molto arrabbiato perché non potevo andare là. Ero lì davanti alla chiesa romana, dove erano presenti il vescovo e tutta la città. Allora il vescovo dice: "incomincia la processione". Io avevo gli
abiti sul mio braccio, però avevo anche la mia Bibbia nelle mani. Volevo correre là. Però io non
volevo muovere un solo passo in più, perché sentivo che era giunto il momento della mia decisione. E il vescovo incominciò a urlare e a sgridarmi, "dai, comincia la processione!". E allora in quello stesso istante sentii una voce che parlò dentro di me, e mi disse così: "A che serve che tu realizzi questa processione, a che serve che gridi "viva Cristo re", quando Io non regno ancora nel tuo cuore?". Allora dissi al Signore in quell'istante: "Signore, vieni e regna nel mio cuore!". Incominciai a sentire la presenza del Signore. Allora il vescovo mi spinse un'altra volta: "incomincia la processione!". Ma la processione era già incominciata, era quella dentro di me, alleluia! Allora mi tolsi gli abiti, li tirai al vescovo, e cominciai a correre verso la chiesetta evangelica. Dietro di me il vescovo mandò il popolo cattolico, però ero abbastanza magro e correvo abbastanza (ride). Entrai in quel piccolo posto, mi sedetti lì davanti. Il fratello predicava sul figlio prodigo. Mi sentii come un figlio prodigo, e in quello stesso istante piegai le mie ginocchia, e accettai Gesù come mio sufficiente Salvatore, e sentii la Sua presenza, sentii la nuova nascita dentro di me. In parole non potrei spiegare quello che ho sentito in quel momento, però fu una cosa gloriosa. E se fino a quell'istante mi ero sentito prete della chiesa romana, da quell'istante sentii che ero un vero sacerdote di Gesù Cristo. Non era facile per me. Molte cose mi legavano. Però i fratelli allora mi presero, contenti lodavano il Signore, e lì fuori c'era il popolo cattolico aspettando a me che passavo, perché non si realizzò la processione; da quel momento non si è realizzata più nessuna processione. Forse hanno paura che un altro sacerdote sia salvato (ride).
I fratelli mi portarono vicino a un fiume... acqua abbastanza fredda, acqua che viene dalla neve che si scioglie, e mi portarono lì nell'acqua, e ho detto, "cosa fanno adesso?" Io credevo che dovevo morire lì! (ride)... meglio morire lì nell'acqua che morire per mano dei cattolici, perché erano lì che mi aspettavano! Allora mi immersero nell'acqua [per il battesimo], e i miei occhi si aprirono alla verità.
Non fu facile per me; la polizia mi buttò fuori dalla città lo stesso giorno, e ho dovuto camminare quasi 100 chilometri, alla frontiera con il Cile, sotto un albero, quella fu la mia prima chiesa, la mia prima casa, la mia prima congregazione, perché non avevo niente materialmente parlando, però avevo tutto, e da quell'istante la presenza e la gloria del Signore è stata sulla mia vita. Adesso già abbiamo 18 posti dove predichiamo la parola del Signore. Abbiamo comunità di 600-800 membri. Il Signore veramente ci sta aiutando. In molti paesi dove c'era la chiesa cattolica, sono andati via.
Parlo dell'ultima missione soltanto, cercherò di essere breve, qualche minuto solamente. C'era una monaca che dominava un paese. Dominava le autorità di un paese, e noi invece, era da 14 anni che volevano giungere in quel posto, e stavamo pregando il Signore. Avevamo delle comunità tutt'intorno lì, meno che in quel paese. E allora i giovani della mia comunità, loro vanno tutti i sabati ad annunciare il Vangelo ai villaggi. Allora sono giunti da quel paese a un'altra missione, sono 25 chilometri. Incominciarono a guadagnare al Signore, famiglia dopo famiglia, e quando la monaca se ne rese conto, già mezzo paese era convertito al Signore!
Abbiamo già costruito un locale di culto più o meno come questo, quest'anno, però quando sono tornato nel mese di giugno, già quel posto era pieno! Non ci stava più la gente, ne abbiamo dovuto costruire un altro vicino. Adesso ci sono 300 persone che si stanno preparando per il battesimo. A dicembre inauguriamo il nuovo locale, e celebriamo anche il battesimo. E' così anche in altri villaggi. Ci stanno chiamando dappertutto per ascoltare la parola del Signore. Ho un programma alla radio, che giunge in molti posti, e molte persone si convertono al Signore, e lì nasce una nuova comunità. Ringraziamo il Signore per questo. Non fu facile. Sono stato avvelenato due volte, ma il Signore mi ha liberato. Un'altra volta mentre mi trovavo in un posto lontano dal paese, sono stato pugnalato, e ho perso molto sang. Non ho denunciato quella persona, era un cattolico che era stato un alunno mio quando ero prete, ma lui non poteva capire perché avevo abbandonato la chiesa romana. Però lo affidai nelle mani del Signore. Dopo qualche anno dovevo costruire la cappella d'Eschel, che è grande, 11 per 42, però non avevo i mattoni, avevo bisogno di venticinquemila mattoni per costruire, e non avevo un soldo in tasca. Allora una persona passò con il suo camion davanti a noi, e si fermò, e mi chiese cosa pensavo di fare. Io ho detto "voglio costruire un edificio, una chiesa". Lui dice: "hai i mattoni?" "No". "Hai i soldi per pagarli?" "No, non li ho nemmeno" (ride). E non mi disse niente più. Io andai a visitare un'altra missione, e quando tornai c'erano i venticinquemila mattoni lì! Quell'uomo costruiva i mattoni, li fabbricava, e donò quei venticinquemila mattoni.
Il Signore veramente ha guadagnato il suo cuore. Il Signore è buono. Pregate per questo.
Noi in Patagonia abbiamo avuto il 3000% di inflazione quest'anno. Ci sono operai che guadagnano 25 dollari al mese, ed è un'opera in crescita, e adesso abbiamo cinque cappelle in costruzione. Stiamo per costruire una scuola dove insegniamo a lavorare e a prepararsi nella Bibbia. Vengono dai campi, non sanno fare nessun lavoro, l'unico è andare a cavallo. Vi invitiamo alla Patagonia, affinché potete aiutarci nell'opera del Signore.
La domenica devo fare quasi 600 chilometri. Lascio un gruppo in un paese, un altro in un altro
paese, e vado a celebrare il culto in un paese dove ci sono parecchie comunità, e torno verso
sera per celebrare il culto nella mia comunità. Le strade sono molto difficili, molte volte dobbiamo attraversare anche dei fiumi. Prima lo facevo a piedi, quando non avevo la macchina, in pieno inverno, con l'acqua fino alla cintura. Con la neve ai lati del fiume, però con il desiderio di predicare la parola di Dio. L'ambiente della Patagonia è un posto molto inospitale, per il vento forte, per le grandi distanze...sono 3000 chilometri di lungo, ed è quasi tutto deserto; ci sono parecchi villaggi, di pastori, di caprai, però con il desiderio di conoscere la parola del Signore. Aiutateci nella vostra preghiera, e ricordatevi ogni tanto di noi.
E se desiderate venire a trovarci, venite nell'estate là, in dicembre, gennaio, febbraio e marzo, sono i mesi tollerabili. Però in febbraio abbiamo il congresso dei giovani; sono centinaia e centinaia di giovani, che si riuniscono lì all'aria aperta in un bosco nella Cordigliera delle Ande, un posto molto bello per ricevere il consiglio della parola del Signore. La prima settimana di marzo abbiamo il nostro raduno, vengono tutti i nostri fratelli, e tutti quelli che servono il Signore; abbiamo fatto abbastanza letti, benché ci mancano parecchi materassi ancora (ride).
Se voi volete donare un materasso verrebbe bene. Costa 25 dollari un materasso là; un sacco di farina costa quasi 15 dollari adesso. Pregate affinché il Signore ci possa aiutare. Siete benvenuti alla Patagonia. Alleluia.
Io vorrei pregare per qualche persona questa mattina. Il Signore vuole cambiare totalmente la
tua vita. Ci sono cose ancora che legano la tua vita, benché sei religioso, protestante o cattolico, però hai bisogno della persona di Cristo. E le cose che tu mai hai potuto superare, il Signore è qui per aiutarti. Io vorrei pregare per te. Se tu lo desideri, che io preghi per te, alza la mano. Amen. Gloria al Signore. La comunità preghi con me adesso. Alleluia, Dio è fedele. Benedetto il nome del Signore.
Se senti che qualcosa ti lega ancora, vieni, Dio vuole operare questo miracolo. Non dubitare un
solo istante, credi solamente. Lui può aiutarti, come ha aiutato Nicodemo. E come ha aiutato
me. Come ha aiutato molti che sono qui presenti, Lui vuole aiutare anche te. Abbi fiducia in Gesù in questo momento. (La comunità comincia a pregare; poi vengono cantati i cantici al
Signore, e la registrazione si conclude.)